Era già tutto chiaro dieci anni fa

Concordando che il servizio trasmesso appaia lesivo per la nostra Festa ed abbia un chiaro intento di attacco alle nostre tradizioni e non contenga alcuna cronaca dell’evento – tanto che non è stata trasmessa alcuna immagine della Carriera appena terminata – nel corso della riunione è stato deciso di comune accordo di valutare ogni azione volta alla tutela ed alla difesa del Palio in ogni sede opportuna”.
Questa è una parte della risposta del Consorzio per la Tutela del Palio in riferimento al servizio andato in onda al TG2 la sera del 16 agosto. Innanzitutto non è vero che non c’è stata alcuna cronaca dell’evento, in quanto tale cronaca era stata appena trasmessa nel servizio precedente. Quello che è grave è che il servizio “incriminato” era stato realizzato sicuramente prima della corsa, magari sperando in un incidente che avrebbe fornito un’alibi rispetto al contenuto fortemente pro-animalista.
Da notare che il Tg2 è la rete ideologicamente legata alla Lega, cioè il maggior partito che sostiene l’attuale Giunta Comunale di Siena e che annovera il Ministro Centinaio e il sottosegretario Borghi come appassionati contradaioli: il primo del Bruco ed il secondo dell’Aquila. Senza considerare gli ottimi rapporti che il Sindaco non manca mai di far notare rispetto al segretario Salvini. Tutto ciò, pare proprio di capire, è servito a poco, almeno in questo caso.
Il Consorzio ed il Comune valutano azioni di tutela, che non si capisce bene in cosa possano consistere, considerato che il servizio, seppure sgradevole e fuori luogo, teso solo a mettere in cattiva luce la nostra Festa, giornalisticamente è ineccepibile, curato in modo molto attento e inattaccabile da tutti i punti di vista giuridici.
Il contratto con la Rai, a meno di una rescissione comune, andrà avanti fino al prossimo anno per cui, stando così le cose e non potendo modificarne il contenuto (anche qui, a meno che le parti non siano d’accordo) nulla cambierà.
La vicenda ha fatto infiammare i senesi anche più moderati e ormai nessuno difende più la RAI come accadeva nel passato. Che si arrivasse a questo punto era chiaro anche dieci-quindici anni fa, quando in pochi lanciavamo l’allarme sul pericolo di caduta dell’immagine del Palio e della distorsione della realtà prodotta dalla diretta Rai. https://www.lacorazzadelrospo.com/2008/09/25/palio-e-tv-un-rapporto-delicato/ (articolo del 2008)
In tutti questi anni si è proseguito in questa strada principalmente per due motivi: il contributo economico irrinunciabile e lo spauracchio della censura. Queste erano le risposte che si davano a chi criticava la scelta, e indicava un cambio deciso di passo per allontanare l’attenzione mediatica dal Palio.
Oltretutto nulla è cambiato nella programmazione della diretta Rai, sempre lo stesso schema.
Negli ultimi anni era ormai chiaro che la strategia del “si vuole bene ai cavalli” non funzionava più di fronte alla crescente attenzione del mondo animalista, che con opportunità ha inteso usare il Palio come baluardo della battaglia contro l’uso degli animali nelle manifestazioni storiche. Dieci anni fa su queste pagine ci domandavamo: ” a chi giova mandare in diretta nazionale all’ora di cena le immagini della corsa?'”. La retorica domanda oggi è scontata per tutti.
Dal rapporto televisivo, il Palio non ci ha guadagnato nulla. E’ il momento di tirare una bella riga sui pro e contro e le note negative sono di gran lunga più consistenti. Sarebbe inutile fare un elenco di tutti gli attacchi che la nostra Festa ha subìto in questi ultimi anni, grazie anche ai servizi giornalistici della Rai. Adesso tutti i proclami del “valutiamo” “vediamo” “ci tuteleremo” sono vani gridi di denuncia che non daranno nessun risultato. La questione non si risolve così anche perchè, seppure per noi certi commenti suonano come offese, nella realtà sono liberi giudizi di chi per professione fa il giornalista.
La questione non si risolve con le denunce, ma con un cambiamento di rotta radicale. Se vorremo continuare a trasmettere il Palio in diretta dobbiamo prima capire quale sia la maniera più dignitosa e rispettosa di collocare il Palio nell’ampio panorama televisivo mondiale, senza guardare all’utile economico, con contratti più specifici e garanzie più stringenti. E poi allo stesso tempo interrompere la stortura informativa, che anche le nostre televisioni locali contribuiscono a rafforzare, riguardante la vera natura della nostra Festa che non è certo nata per vedere i cavalli correre o per la passione dell’ippica. Il Palio è qualcosa di più complesso e coinvolge una intera comunità attraverso secoli di trasformazioni sociale che hanno continuamente rimodulato una stessa idea costituita da un “patriottismo depoliticizzato”, dalla coesione, dalla identificazione territoriale, e, perchè no, anche da un insieme vivificante di sentimenti e affetti. Un esempio unico e forse irripetibile che non trova uguale in tutta Europa.
Giovanni Gigli