Palio, serve una rivoluzione culturale

Ogni tanto vale la pena di ricordare la figura del dottor Giovanni Guiducci, veterinario comunale, insignito con la medaglia di civica riconoscenza nel 2005 e scomparso nel 2011. Uomo di scienza dal carattere umile e discreto nel suo lavoro professionale, era animato da una forte sensibilità verso la salvaguardia del cavallo del Palio, rivelandosi come l’artefice più importante di quel lungo progetto, intrapreso fin dal 1987, per individuare gli strumenti giusti e dare il via ad un graduale e radicale cambiamento nell’approccio della selezione dei barberi.
Gli infortuni gravi riportati dai cavalli nel ventennio precedente e la crescente attenzione mediatica che stava accerchiando la nostra Festa, spinsero l’Amministrazione Comunale guidata da Vittorio Mazzoni della Stella a dare mandato al dottor Guiducci di elaborare un diverso approccio alla tradizionale visita nell’entrone la mattina della Tratta.
Occorre ricordare che per l’epoca poter solo pensare di ridurre il potere dei Capitani e dei Fantini nella strategia di scelta dei barberi, significava andare a rompere un tabù molto consolidato nel mondo contradaiolo.
Si iniziò nel 1987 con la previsita volontaria (le spese per la visita veterinaria, circa 200 mila lire venivano rimborsate al momento della presentazione alla tratta) introducendo anche un parametro di tre fasce sanitarie (A,B e C) per agevolare i Capitani nella loro scelta finale. La Commissione veterinaria, oltre che da Guiducci, era costituita dal dottor Pezzoli e dal dottor Ciampoli.
Nel 1991 con il Sindaco Piccini si giunse alla previsita obbligatoria ma non solo. Dietro una felice intuizione di Guiducci si creò il Pensionario dei cavalli a Radicondoli, una convenzione con una clinica veterinaria privata, e nell’agosto 1993, dopo il drammatico Palio di luglio, il Sindaco giunse anche alla decisione di dare possibilità di veto alla Commissione veterinaria sulla scelta dei cavalli fino al termine delle batterie e l’obbligo di presentare il certificato di origine per evitare i cambi di nome dei cavalli. Le “prove di notte” tradizionali ma abusive, verranno abolite e sostituite da regolari “prove di addestramento” mattutine.

Furono introdotti anche i famosi materassi anti caduta (1994) ripresi da un progetto per la Formula 1 automobilistica, e si inizia a monitorare il tufo con appositi sensori.
Ormai “l’intrusione” delle scelte veterinarie era stato ampiamente accettato dalle Contrade, anche perchè gli effetti di questa riforma incominciavano a dare i loro frutti: nel periodo 1994-2003 gli infortuni si ridussero drasticamente, solo 7, a fronte dei 17 dei palii tra il 1983 e il 1993. Il testimone passa da Giovanni Guiducci al dottor Marco Roghi che porta avanti con decisione il lavoro del collega.
Le altre grandi innovazioni avvengono nei primi anni del 2000, con l’esclusione dei cavalli purosangue a favore degli anglo arabi (75% sangue inglese), quando si crea anche una convenzione con la Pista del Tamburo di Monticiano (e poi anche quella di Mociano) per l’addestramento di quei cavalli iscritti in un apposito protocollo equino, nel quale si introducono i famosi parametri biometrici, l’antidoping ed un apposito protocollo dei farmaci che si possono utilizzare. Si tratta di una riforma innovativa che sarà alla base anche della famosa ordinanza ministeriale Martini del 2009 nel cui spirito si recepirà in pieno tutta la normativa senese.
A breve linee questo è stato il graduale percorso, che giunge fino ad oggi con poche variazioni, per la salvaguardia del cavallo da Palio, ormai definito atleta a tutti gli effetti.
Rimane ancora qualcosa da fare? Sicuramente vi saranno nei prossimi anni ulteriori norme, ma occorre ricordare che il gran lavoro svolto da Guiducci e Roghi ci ha messo al riparo dalle denunce degli animalisti che talvolta hanno portato il Palio in tribunale, ed è sempre stato assolto grazie esclusivamente a questa serie di provvedimenti innovativi.
Sicuramente l’ulteriore passo da fare è quello indicato dal Sindaco Luigi De Mossi nel suo intervento durante la “Tavola Rotonda” organizzata nel gennaio 2019 dall’Associazione Proprietari Allenatori e Allevatori Cavalli da Palio. Si tratta di compiere una “rivoluzione” culturale da parte delle Contrade e soprattutto da parte fantini per evitare una componente di rischio importante per i cavalli: lo stress accumulato durante la mossa ed una corretta conduzione del cavallo durante la corsa. I tempi della mossa negli ultimi 30 anni si sono dilatati in maniera esponenziale. Dalle forzature di Picino sul finire degli anni ‘20 del secolo scorso, passando dal famoso Palio del 1969 nel quale Rondone inaugurò l’epoca della rincorsa “che fa quello che gli pare”, siamo giunti ad un’aspettativa della mossa che può allungarsi per oltre un’ora. Sono tempi inaccettabili e intollerabili che possono ridursi solo o con l’intelligenza delle Contrade e dei Fantini o più drasticamente con una riforma che inquadri chiaramente e definitivamente il ruolo ed i doveri della rincorsa nel regolamento del Palio.
Per l’altro aspetto, quella della conduzione del cavallo durante la corsa, occorre operare in una responsabilità maggiore dei fantini verso un’interpretazione meno irruenta e più rispettosa delle caratteristiche del cavallo. Fino ad oggi la figura del fantino è stata volontariamente tenuta lontana da ogni responsabilità in merito, ma è giunto il momento di parlarne e giungere a quel “cambiamento culturale” accennato dal Sindaco nel 2019, e che non è più rinviabile.

Giovanni Gigli (da “Tufo al cuore” del 20 agosto 2022)