Palio, sicurezza e vecchi silenzi

Nel recente forum organizzato nella Sala delle Lupe di Palazzo Pubblico da “La Nazione”, dal titolo “La legge del Palio”, l’intervento di gran lunga più interessante e, per certi versi più esplicito degli altri, è stato quello del Questore di Siena Costantino Capuano.
Il Capo della Polizia di Stato della nostra Provincia, ci ha confermato quello che in pochi a Siena volevano ammettere: “Il Palio ormai è una manifestazione tra le più importanti dell’Italia e dunque anche tra le più sorvegliate da un punto di vista di sicurezza nazionale”. E poi sui cazzotti in Piazza, rispondendo indirettamente al Sindaco, ha detto (vado a memoria): “Va bene la tradizione, le consuetudini etc. etc. ma noi dobbiamo difendere anche le migliaia di persone che queste regole non scritte non le conoscono e che possono essere coinvolte in situazioni di cui non hanno modo di sapere le dinamiche”.


Va dato atto al Questore della sua estrema chiarezza del messaggio. Parole che dovrebbero aprire gli occhi a tutti. La nostra Festa è un po’ meno nostra, ed in futuro dovremo fare i conti con la notorietà di un evento (brutta parola ma nel mondo globalizzato si parla così…) la cui gestione della sicurezza non può più sfuggire a regolamentazioni nazionali che fanno capo a protocolli ben precisi
Questore e Prefetto fanno il loro lavoro, secondo la coscienza e le responsabilità che competono loro. La ben nota circolare Gabrielli, emanata dopo i fatti di Torino, è bene ricordarlo, non aggiunge nulla di nuovo rispetto al passato, ma richiama l’attenzione delle autorità locali al rispetto delle normative di sicurezza, che a Siena e in tanti altri posti d’Italia non erano rispettate.
In questo quadro si aggiunge l’allerta terrorismo che fa di Siena, in occasione del Palio, una delle città su cui prestare maggiore attenzione. Serve a poco ricordare che durante i giorni del Palio non si è mai verificato nessun incidente, la qual cosa può considerarsi, statisticamente, anche piuttosto anomala.
Sindaco, Questore e Prefetto alla fine, non agiscono che nel rispetto delle rispettive competenze, districandosi tra norme della sicurezza e responsabilità e trovando la soluzione meno invasiva possibile, anche se anno dopo anno, le novità restrittive e le continue modifiche tecniche all’aspetto di Piazza del Campo non sembrano fermarsi.

Il Procuratore della Repubblica Vitello, senza entrare nel merito della questione dei contradaioli sotto processo, introduce un concetto cardine del mondo senese legato alle Contrade ed al Palio, che è quello del rispetto dei rapporti istituzionali tra tutte le componenti: Contrade, Comune e autorità dello Stato.
“Ognuno si impegni secondo le proprie competenze specifiche”, sembra dire, nel riconoscere anche alle Contrade dignità istituzionale e citando più volte le tesi del senese prof. Comporti. In virtù di questo concetto pare di capire che anche la magistratura non può esimersi dallo svolgere il ruolo che è chiamato a svolgere.
Tutto chiaro dunque, il velo del “si fa come ci pare” è definitivamente tolto di mezzo. Dovremmo affrontare il futuro consapevoli di questo cambiamento di prospettiva, che colloca la nostra Festa in un contesto nazionale in cui il diritto e la sicurezza non prevedono particolari zona d’ombra.
Il fatto che ciò avvenga nel momento in cui politicamente il nostro Comune sia guidato da una Giunta vicina al super ministro dell’Interno Salvini non è un vantaggio. Dubito che un politico come Matteo Salvini possa permettersi il lusso di un qualche rischio sicurezza proprio nella “sua” Siena appena conquistata.
In questo dibattito, purtroppo, non si può fare a meno di notare il quiescente silenzio del Magistrato delle Contrade, a cui ormai siamo abituati, a dir la verità. A poco serve dichiarare “Le novità vanno introdotte con lentezza, per dare tempo al contradaiolo di poterle assorbire”. Sembra, anzi lo è, una resa totale. Seppure siamo tutti consapevoli del ruolo delle Contrade che non hanno nessun potere istituzionale in merito a certe decisioni, niente, per il momento, vieta loro di farsi carico di un malessere diffuso tra i contradaioli senesi. Il Magistrato dovrebbe farsi portatore di questi legittimi sentimenti di fastidio nei confronti di un Palio sempre più controllato, e riservato al tranquillo e sicuro godimento degli altri, con la necessaria determinazione e civiltà di modi. Ma pare non esserne capace.
Giovanni Gigli

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