Da alcuni anni è stato introdotto, nei vari paliotti d’Italia, un meccanismo di rilascio del canape chiamato “Cigno”, inventato da un senese, Walter Bianciardi. Tale sistema ha riscosso grande successo in quanto permette di sganciare il canape da ambo le estremità e non solo dalla parte del Mossiere. Il vantaggio è quello di diminuire i rischi di inciampo per i cavalli i cui anteriori, talvolta, sono attorcigliati dalla grossa fune al momento della partenza.
A Siena ci sono ancora giustificabili resistenze, soprattutto di tipo storico-tradizionale, all’introduzione di questo meccanismo, ma alla fine crediamo che ben presto anche nel Palio (nostro) vedremo l’arrivo del “Cigno”. Non sarà di certo un attentato alla tradizione, considerato che anche la mossa, nel tempo ha subìto diverse modifiche e provocato infinite discussioni, finanche ad ipotizzare e progettare le gabbie per i cavalli, ma non è questo il vero problema. Il Cigno non sarà la panacea di tutti i mali della mossa.
Se tale novità tecnica del “Cigno” fosse accettata dalle Contrade e dall’Amministrazione Comunale, in futuro diminuiranno di sicuro gli attorcigliamenti del canape, ma non risolverà per nulla la causa principale di questo rischioso evento, ovvero “la forzatura” del canape, anzi, paradossalmente, il minor rischio di “intrampolamento” sarà un elemento per accelerare il fenomeno della forzatura al canape dei fantini. Ho parlato di fantini e non di cavalli che forzano la mossa (come invece comunemente si afferma) proprio perchè – pare ovvio, ma occorre precisarlo – la decisione di fiancare in anticipo è una scelta dei fantini, dettata dalla volontà di avere sempre più potere di stabilire i tempi di partenza e non, di certo, dei cavalli.
La decisione di rendere valida una mossa è del Mossiere ma tale volontà si compone anche da un delicato bilanciamento di fattori: l’indipendenza del Mossiere, la strategia dei fantini (e delle Contrade), e la situazione contingente, costituita dall’orario e dalla tensione generale. Se questo equilibrio si sbilancia a favore dei fantini, grazie anche una certa indulgenza sanzionatoria e una mancanza di un richiamo di responsabilitài da parte dell’opinione pubblica, i problemi di validità e gestione della mossa aumenteranno . Tale potere dei fantini è già stato assecondato, lo ricordiamo, dall’introduzione della rincorsa, che ha avuto come suo “inventore” Picino, sul finire degli anni ’20, e come primo interprete moderno, Rondone nel famoso Palio dell’agosto 1969. Adesso, con l’introduzione del “Cigno” si rischierà, inevitabilmente, di favorire l’atteggiamento anticipatorio dei fantini, che possono far leva anche su una maggiore sveltezza dei cavalli rispetto al passato. Tutto questo va a discapito della validità della mossa, a tal punto che ormai tutti diamo per scontato che quando il canape si abbassa, l’incollatura della rincorsa non sarà certamente all’altezza del Verrocchino.
Quando Picino nel Palio vittorioso del 2 luglio 1928 forzò la mossa, si prese 4 Palii di squalifica. Difficile che una decisione del genere si ripeta oggi, ma non sarebbe male prendere in considerazione di sanzionare con severità i fantini che forzano volontariamente la mossa, con la volontà di indurre il Mossiere a darla valida. Nelle frequenti discussioni che vedono al centro del tema la salvaguardia dei cavalli e le dinamiche distorsive della mossa, quasi mai viene coinvolta la figura del fantino il cui comportamento è il maggior fattore di rischio per la mossa, per i cavalli e per il Palio. Il cavallo se lasciato solo di decidere di certo non forzerebbe la mossa ed allo stesso tempo affronterebbe con meno pericoli le curve di Piazza del Campo. E’ un tema delicato, i cui giudizi sono sicuramente influenzati dagli stessi rapporti umani e lavorativi dei fantini con un mondo contradaiolo e del giornalismo locale sempre più benevolo nei loro confronti.
Giovanni Gigli