La resa dei Priori

“Io non mi permetto di entrare negli argomenti del Consorzio, perchè il Consorzio ha una sua vita autonoma, certamente però decido per quanto riguarda le scelte del Comune, se stare dentro il Consorzio o meno”. Così riporta sulla cronaca locale il “Corriere di Siena” alcune dichiarazioni del Sindaco a margine della decisione del primo cittadino senese di voler rivedere l’accordo triennale, stipulato nel 2017 con il Consorzio ed il Magistrato delle Contrade. Tale decisione è stata formalmente messa in atto con una missiva stringata ma molto netta nel contenuto, nei giorni scorsi. 
Il Sindaco infatti ritiene che, sebbene vi sia un vincolo di tre anni, nelle premesse dell’accordo ci sono parole che richiamano la possibilità di una revisione (“riservandosi comunque di introdurre in futuro tutte quelle integrazioni e variazioni che potranno essere suggerite in materia dalle esperienze nel frattempo maturate e da nuove e diverse esigenze”, così è scritto).Questa nuova ed inaspettata presa di posizione, comunque vada a finire, porterà in ogni caso delle importanti conseguenze nelle relazioni tra Comune da una parte e Consorzio/Magistrato dall’altra. Analizzando il famoso accordo che è allegato alla deliberazione di Giunta del 10 novembre 2017, è opportuno fare alcune precisazioni e sottolineare alcuni aspetti importanti dell’accordo che il Sindaco ha visto bene di non evidenziare. Innanzitutto, nella premessa citata, vi è anche scritto altro:
“ribadito il principio secondo il quale il Palio, come qualunque evento “artificiale” è prodotto da una pluralità di soggetti che oltre ad essere gli attori ne sono anche i proprietari; – che a tali attori e proprietari, e cioè il Comune di Siena, il Magistrato delle Contrade e il Consorzio per la Tutela del Palio, compete il diritto-dovere della tutela dell’immagine dell’evento “Palio”, come già avviene per eventi di spettacolo, politici, sportivi e religiosi“.
Con queste parole, infatti, si afferma il principio cardine dell’uguaglianza sostanziale degli enti che sono coinvolti nella “produzione” del Palio.
Di conseguenza si afferma che a questi attori è demandato il diritto-dovere della tutela dell’immagine del Palio e in base a questo accordo, i tre attori, in piena parità di poteri (Comune, Consorzio e Magistrato) decidono come gestire i diritti televisivi. Paradossalmente in teoria potrebbero anche decidere di delegare questa funzione ad un ente terzo come un’agenzia privata. In base a questo documento, i tre attori, di comune accordo, hanno deciso di delegare questo compito al Consorzio di Tutela del Palio. Per cambiare questo patto, anche in base alle famose “nuove esigenze” (che di certo non sarebbero riferibili al cambio di Amministrazione) pare abbastanza ovvio che è necessario il parere di tutti e tre gli enti, e non solo di uno. Quindi sarebbe davvero impossibile che d’imperio il Comune potesse arrogare a sè la gestione dei diritti televisivi, senza l’accordo con Magistrato e Consorzio. A questo punto mi domando anche quale significato possa avere l’affermazione del Sindaco di questa mattina, citata in apertura, sulla sua prerogativa di decidere se stare “dentro il Consorzio o meno”.
Cosa significa non è molto chiaro. Anzi, per niente, visto che il Comune non è assolutamente dentro il Consorzio. Forse , voleva solo dire che non intende stare dentro l’accordo con il Consorzio e fare tutto da solo. Il braccio di ferro del Sindaco, comunque, non porterà nulla di buono. Alla fine il Consorzio ed il Magistrato cederanno, letto anche il debolissimo comunicato di risposta pubblicato nei giornali quest’oggi. Il comunicato di risposta infatti non entra affatto nel merito della questione, elencando solo i compiti ed i meriti del lavoro svolto, come se ancora non fossero noti a tutti. Nel merito della questione promossa dal Sindaco, non c’è nessuna presa di posizione, nessun commento. E questa pare già una resa, rispetto alla chiamata in causa del Sindaco.
Si poteva rispondere, senza fare grandi polemiche, che l’accordo del 2017 non può essere interrotto, che come specificato nella premessa i tre enti hanno pari dignità nelle decisioni, che comunque i Priori sono disponibili a collaborare fattivamente con il Comune per migliorare, tutti insieme, la spinosa questione della comunicazione, etc. etc. E invece no. Anche in questo caso si è preferito svicolare dal vero problema, con una risposta che nei fatti non dice nulla. Una non-risposta che sa tanto di resa e di totale mancanza di volontà di difendere anche i più elementari diritti. Lo scenario che si apre non porterà nulla di buono, perchè se la gestione delle immagini rimarrà al Consorzio, alla prossima “scivolata” del giornalista di turno o al prossimo incidente comunicativo che sicuramente avverrà, il Comune farà la voce grossa, ribadendo l’inadeguatezza del Consorzio. Al contrario se il Comune uscisse vincitore della disputa, come è probabile, si assisterà ad un indebolimento del ruolo del Magistrato e del Consorzio, portando il rapporto a livello di subalternità totale.
Giovanni Gigli
 
 

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