Ad oggi non sappiamo nulla sulle future intenzioni del Sindaco per la gestione delle immagini televisive, l’unica cosa certa è che vuol togliere al Consorzio questo delicato settore della comunicazione e dell’immagine del Palio. Nell’attesa che il quadro si faccia più chiaro, riflettiamo su alcune considerazioni. Per chi, come me e tanti altri senesi, ha visto la diretta Rai come il fattore più determinante per distorcere il vero significato di Palio agli occhi dell’opinione pubblica, e, di conseguenza, farci guadagnare tutto il discredito possibile da parte non solo degli animalisti ma anche di tantissimi telespettatori comuni, un cambiamento di rotta di questo tipo è da salutare con positività, ma solo se il “nuovo che verrà” sarà qualcosa di diverso dalla “diretta Rai” di oggi, che spettacolarizza in modo ossessivo ed eccessivo la storia del Palio.
La nostra Festa, di tutto ha bisogno fuorchè essere immessa in enormi calderoni di palisinsesti televisivi in cui regna l’audience e la corsa alla notizia drammatica. Non a caso la diretta Rai ha toccato il picco massimo nell’agosto 2004 dopo l’incidente visto in diretta di Amoroso a San Martino, con un allungamento anche dei tempi di chiusura (il Cencio già uscito da Piazza) perchè la gente stava incollata alla televisione per vedere la sorte del cavallo. Di certo la posizione attuale del Consorzio, paradossalmente, paga lo scotto delle gestioni del passato. Anni di immobilismo e ripetizione dello stesso schema senza voler analizzare i rischi comunicativi ed i risultati in termini di percezione della nostra Festa da parte del telespettatore. La storica consultazione di tutte le Assemblee di Contrada del 2008 che si basava sull’ingannevole quesito “volete o no il Palio in tv?”, giunto sull’onda delle polemiche sul tema, fu un altro atto sintomatico della politica portata avanti dal Consorzio e dal Magistrato che non prevedeva dubbi sulla strada da prendere: diretta Rai a tutti i costi. Il risultato di quella sorta di alibi costruito per continuare nella strada intrapresa, fu netto: 15 “si”e un solo “no” (Tartuca) che si unì al “no” del Nicchio deliberato pochi mesi prima. Senza dimenticare i comunicati stampa in cui si gonfiava il petto per l’audience riscosso, come se non fosse stato chiaro che più incidenti si verificavano e più aumentavano i telespettatori curiosi di vedere il morto.
Per anni, in passato, abbiamo dovuto sorbirci da parte del Consorzio e del Magistrato, la solita storiella: “I costi di gestione sono alti, la Rai è l’unica che ci fornisce un’offerta adeguata e accetta le nostre condizioni, non possiamo ignorare la diretta perchè ci accuserebbero di censura etc etc.”. Su questi temi abbiamo già scritto abbastanza negli ultimi dieci anni e quindi sorvoliamo. Basterebbe far presente che la Tutela del Palio va molto al di là di qualche decina di migliaia di euro, al limite se si trova il modo giusto di collocare il Palio in un qualcosa di trasmissibile (che non è di certo la diretta nazionale sulla tv generalista) il Comune e le Contrade possono finanziarlo con poco. Quattro-cinque mila euro a Contrada (importo stimato per eccesso per organizzare le riprese del service) finalizzati a togliere il Palio dalla gogna mediatica non è un impegno che svenerebbe le casse nè delle Contrade, nè del Comune.
E’ bene anche chiarire: se il nuovo corso prevedesse solo un cambiamento di emittente e basta, al solo scopo di aumentare le entrate, si cadrebbe dalla padella alla brace. Staremo a vedere.Il metodo usato dal Sindaco non è di quelli consoni ad un rapporto ed un rispetto ottimale nei confronti delle due istituzioni intercontradaiole, e questo si era notato anche in altre occasioni. Per gestire il Palio occorre che tra tutte le istituzioni interessate (Comune, Contrade, Questura e Prefettura) vi sia un rapporto di fiducia e collaborazione, seppure in un quadro dove il Comune deve gestire in prima persona l’organizzazione e può giustamente indirizzare alcune scelte in un modo “politicamente” diverso da Amministrazione a Amministrazione. Di certo però, nel settore della comunicazione e dell’immagine del Palio, è urgente un netto cambiamento di rotta. Quello di lasciare al Consorzio la sola gestione dei marchi delle Contrade può essere una svolta giusta. In fin dei conti il Consorzio non è nato per gestire i diritti delle immagini televisive che si attivano solo nel 1994. Tale cambiamento però deve essere accompagnato da una vera struttura Comunale, che sappia gestire le nuove dinamiche della comunicazione in maniera professionale altrimenti sarebbe tutto inutile. Occorre costruire una nuova piattaforma comunicativa per costruire un nuovo rapporto con l’opinione pubblica abbandonando le tematiche “si vole bene ai cavalli” e avviando un profondo lavoro di comunicazione sul significato moderno del Palio sulla base della sua storia. Allo stesso tempo occorre prendere in mano ed utilizzare in modo corretto anche la comunicazione istituzionale nei social, al pari di una qualsiasi azienda che deve difendere il proprio prodotto.
Giovanni Gigli