Controproposta: il foloso senese nel patrimonio immateriale dell’Unesco

Lo strumentale uso delle Contrade nell’agone elettorale politico è ormai una stucchevole riprova che questi enti cittadini siano rimasti l’unica parte sana di questa città. E’ proprio per questo che, visto i danni fatti, certi politici –  soprattutto quelli del partito unico – dovrebbero astenersi dal tirarle in ballo tutte le volte. A me sinceramente viene da fare scongiuri di continuo. Dopo la “battuta nel canape” della candidatura del Palio a patrimonio immateriale dell’umanità (mi ci scappa da ridere solo a scriverlo), adesso è la volta delle Contrade, le quali, rientrerebbero secondo “La Nazione” nella piattaforma elettorale dei candidati alle primarie del PD. Aspettarsi che dal Magistrato delle Contrade qualcuno dica: “Pensate per voi, o comunque, prima di parlare di coinvolgimenti delle Contrade sarebbe meglio discuterne nelle assemblee”, è una pia illusione.  Mentre per l’inserimento del Palio nella ribollita Unesco, tecnicamente le Contrade  erano fuori dalla discussione in quanto decisione di esclusiva competenza Comunale, in questo caso credo invece che sia abbastanza fuori luogo ipotizzare  di usare il nome di Tartuca, Bruco, Aquila, Civetta etc. etc. senza l’approvazione preventiva dei principali consessi rionali. Comunque sarebbe altamente augurabile che i nostri politici, ultimamente trasformatisi in Re Mida all’incontrario, evitassero di gestire l’immagine delle Contrade. Nessuno ci fa più caso ma  la politica senese ha iniziato ad appropriarsi di riferimenti culturali appartenenti al mondo Contradaiolo. “Bella, meravigliosa” era lo slogan di una famosa campagna elettorale di appena un anno fa. “Viva la nostra Siena” invece era il nome dato ad un altrettanto famosa festa in Fortezza.
Dalle parole alle persone il passo è breve, ed è di questi giorni la lista civica che si presenterà pare anche alle elezioni comunali, i cui fondatori sono in gran parte ex Capitani ed ex Priori di Contrada. Che tale raggruppamento di personalità contradaiole sia frutto del caso è una storiella alla quale non crederebbe neppure un bambino. Nessuno può vietare l’uso politico di parole care alla cultura contradaiola, nè tantomento che rispettabili cittadini (ex dirigenti o addirittura in carica) scendano (o salgano) in politica. E’ lecito però giudicare l’operazione per quell’unico elemento che accomuna la quasi totalità delle persone, ovvero l’appartenenza contradaiola ed il loro impegno in cariche di prestigio. E’ lecito domandarsi se tutto ciò possa fare del bene all’autonomia ed all’indipendenza che le Contrade debbono avere nei confronti della politica. Ma ritornando al tema del patrimonio immateriale, di cui è auspicabile il non coinvolgimento delle Contrade, per gli stessi motivi per cui, per fortuna abbiamo scampato il pericolo di quello del Palio (vedere l’articolo sull’argomento), consiglio vivamente di leggere la lista/calderone di questo organismo che di recente, tra l’altro, si è riunito nella sede degli Emirati Arabi, stato in cui anche i videogame devono essere a prova della Sharia. Tutte attività culturali rispettabilissime, ma sinceramente, se proprio fosse possibile eviterei di mettere le Contrade sullo stesso piano del Balletto Cambogiano o delle musiche Bigwala del popolo Basoga. Poi, fate voi. Ma, in ultima analisi, se certi politici, fanno di questa lista Unesco un punto d’onore, proporrei di fare istanza a favore di un gruppo comunitario senese ricco di personaggi dotati di eccezionali doti di scaltrezza e adattamento all’ambiente circostante più favorevole per la loro persona: i cosiddetti folosi senesi. Una comunità, neanche troppo ristretta, che con la crisi nella quale è sprofondata Siena rischia di perdere punti di riferimento. Salviamoli e affidiamoli alla protezione dell’Unesco insieme ai cantanti naturalistici della Mongolia
Giovanni Gigli