Sony sì. E Coca Cola no?

La delegazione del Magistrato, guidata dal rettore Pacciani, ha recuperato in pochi giorni lo strappo operato dal Monte che aveva  tagliato di netto la quota di protettorato, considerata nè più nè meno come la sponsorizzazione di una squadra sportiva. Riduzione drastica (si passa da 15 mila a 3,5 mila euro a Contrada) ma, perlomeno, la sbandierata nel giorno del Palio è salva. Magari gli si fa un’alzata e via… Come ormai tutti hanno capito, nel futuro prossimo, in ogni caso non ci sarà da farci troppo affidamento nella benevolenza di Babbo Monte, più preoccupato di mantenersi in vita che di parlare di legami storici, Contrade etc etc. Quello che non ho capito dalle parole dell’ottimo Rettore rilasciate ai giornali, riguarda la ricerca di futuri legittimi introiti derivanti dall’eventuale magnanimità di altri aziende private o  multinazionali. Nell’articolo de “La Nazione”, a titolo di esempio, si dice che non si faranno mai le monture o i musei pagati dalla Coca Cola o dal Mulino Bianco. E perchè no? Infatti devo capire qual’è la differenza tra prendere i soldi dalla Sony per il famoso film di Bond (forse un giorno si sapranno le vicende legate a quella triste operazione commerciale) e non quelli della Coca Cola per restaurare, ad esempio,  dei Palii antichi.
Gli euri presi dalla Sony furono, oltretutto, legati ad una volgare operazione di vendita dei diritti di immagine, in un contesto per niente degno dei valori delle Contrade.Detto questo, voglio proprio vedere se in un prossimo futuro, davvero, un marchio famoso come quello della bevanda americana, tirasse fuori due-trecento mila euro finalizzati, che so, alla ristrutturazione di un Museo o di un Oratorio, e il Priore in questione gli dicesse subito: “No, non si può fare. I suoi soldi se li tenga pure!”.
Io credo che sarebbe impossibile. Magari se uno è furbo troverebbe il modo di mettere una targhetta poco invasiva nel suddetto Museo, una pubblicazione, un evento celebrativo, ma il finanziamento sarebbe da stupidi non prenderlo. In fin dei conti, per pagare il restauro del Colosseo (20 milioni di euri!) Della Valle non ha di certo preteso che venisse installata una mega scarpa Tod’s nel bel mezzo del noto Anfiteatro romano. Anzi le Contrade da qui in avanti dovrebbero cercare di reperire certi fondi che sono necessari come lo sono a tutte le onlus d’Italia, visto che il maggior finanziatore storico è in piena crisi di liquidità. Il mecenatismo che favorisce la cultura non è di certo una cosa di cui doversi vergognare, anzi fa parte integrante dei valori di una società civile. Insomma, prendere i soldi dalle aziende private, per le Contrade non è assolutamente una questione di purismo o dignità, è il contesto ed il modo della sponsorizzazione che rende l’operazione “pulita”. 
Giovanni Gigli