Perché Siena insegue Bond?

L’uscita del film della saga di James Bond e del relativo seguito di giochi elettronici legati alla pellicola di 007, può essere di spunto a riflessioni – del tutto personali naturalmente – su questo evento che ha coinvolto direttamente la nostra città ed il Palio in particolare, dando luogo a discussioni anche accese, com’è naturale quando si toccano argomenti tanto delicati. Come su altri temi quali le bandiere in vendita su internet o il Palio in diretta TV i cittadini senesi si sono divisi, tanto per semplificare, tra favorevoli e contrari. Ambedue le opinioni, nelle loro premesse, hanno paradossalmente, un obbiettivo comune: la difesa dell’immagine del Palio e della città. Ormai è assodato, la linea del Comune e del Consorzio, condivisa anche da una buona parte dei senesi è pressapoco questa: “Per difenderci da attacchi, plagi, diffamazioni e operazioni strumentali non possiamo negare sempre tutto, dobbiamo mediare e poter scegliere sempre la qualità, riaffermarmando in tal modo anche la nostra autorità di controllo su tutto ciò a cui diamo il permesso”. Dall’altra parte la linea è un tantino più rigida: “Il Palio e Siena vanno difesi da qualsiasi azione commerciale esterna alla città e da un uso eccessivo dei mezzi di comunicazione, in quanto reca offesa e altera qual rapporto di fedeltà ai valori tradizionali a cui siamo legati”. Questi in sintesi sono i concetti in cui credo di rappresentare le due anime senesi su tutto ciò che viene a diretto contatto con la nostra Festa e la città, dal mondo esterno, soprattutto dal settore della comunicazione e del business commerciale. Ma torniamo all’affare Bond. Nella primavera del 2008 per due volte la super attrezzata troupe dell’agente segreto britannico invade Siena con gru e apparati scenici mai visti, arrecando non poco disagio ai senesi che abitano nelle zone oggetto di ripresa (ad eccezioni di coloro, naturalmente, che hanno beneficiato di particolari risarcimenti economici). Anche al Comune di Siena ed al Consorzio per la Tutela del Palio nella trattativa che regola l’autorizzazione alle riprese ed all’uso di quelle del Palio (agosto 2007) e dell’uso degli stemmi delle Contrade ne deriva un lecito ritorno economico. La presenza del tufo in Piazza (tra San Martino ed il Casato), con il palco delle comparse montato su cui erano posti alcuni monturati comunali, durante il mese di maggio, per le riprese di un inseguimento con sparatoria che termina dentro l’entrone non è di quelle che passano inosservate. Inciso: rappresentare una sparatoria in Piazza durante il Palio non è certo il massimo dell’opportunità.
 
 
immagini tratte dal videogame “Quantum of solace”
Personalmente la penso esattamente come Arturo Viviani che, in una lettera alla Nazione del 15 maggio, dice:”Piazza truccata da Palio che diviene la maschera grottesca, volgare e indecorosa da indossare a richiesta, a pagamento”, metafora efficace e a prova di smentita: abbiamo mascherato Piazza del Campo per una operazione volgare (i film di Bond sono considerati da tutti i critici puri prodotti di marketing commerciali) a fronte di un ritorno economico. Con l’operazione Bond, così come si era fatto con le bandiere delle Contrade vendute su Flagsonline, si rompe dunque un tabù che durava da svariati decenni, vale a dire l’intoccabilità commerciale dei valori a cui siamo maggiormente legati come la rappresentazione del Palio e delle bandiere. Ma tant’è. Sicuramente non è stata un’operazione per la promozione della città considerate le dichiarazione del sindaco Maurizio Cenni sul Corriere della Sera del 17 agosto 2007: “Quella di James Bond sarà, come sottolineato dallo stesso Cenni, forse la produzione più imponente che finora ha coinvolto Siena. «La città – ha però osservato il sindaco – non ha bisogno, per sua fortuna, di promozione. Siamo la città con i voti più alti in fatto di tutela ambientale, urbanistica e per il turismo sostenibile. Non abbiamo né la voglia né la necessità di promuovere il palio, una festa che facciamo a nostro uso e consumo. Gli ospiti sono naturalmente i benvenuti, ma il palio è una festa popolare, autentica, non ha scopo commerciale e non ha bisogno di pubblicità».Quindi – deduco io – l’abbiamo fatto per soldi. E’ l’unica alternativa possibile. Sembrerebbe così ed invece l’assessore Bindi in una intervista alla Nazione la pensa in maniera diversa rispetto al Sindaco: “Se avessimo dovuto ricorrere a uno spot per farci conoscere chissà quanto sarebbe costato», dice Bindi elencando le ricadute positive del film sulla nostra economia. “Oltre alla pubblicità planetaria, l’indotto economico ne ha beneficiato se si pensa alle imprese che hanno lavorato all’allestimento, tutte del posto. Senza contare le centinaia e centinaia di comparse che vivono a Siena. Un’opportunitàì per molti giovani“. Quindi pare di capire che il film di Bond è stato: uno spot pubblicitario per Siena, un’occasione di lavoro per molti giovani e un indotto economico per la città.Tutto vero anche questo, tant’è che ho visto personalmente dei turisti italiani fotografarsi in Piazza del Campo alla maniera di James Bond con le dita delle mani che simulano una pistola. Quindi Siena non è la città del panforte o del Palio ma la città di Bond. Bene, avanti così, aspettando magari un quarto episodio del Signore degli anelli girato a Siena. Come potremo dire di no ad una opportunità del genere? Devo pur ammettere che da un certo punto di vista non c’è niente di male a pensarla così. Basta saperlo prima e tutti ci adegueremo a questo nuovo modo di vedere il Palio e la nostra città nei rapporti con il mondo esterno. Non diremo più che siamo duri e puri. Basta il portafoglio di una multinazionale per farci cambiare idea. A Zeffirelli, regista di film un attimino più culturali, fu detto di no, evidentemente, viene da pensare, perchè non dava lavoro ai senesi o non pagava l’albergo alla famiglia di cui occupava la casa per le riprese come ha fatto Bond. Ma la storia come tutti sanno non finisce qui, perchè ad ogni operazione commerciale che si rispetti vi è sempre collegato il gioco multimediale, in questo caso “Quantum of Solace” per Xbox e Ps3.


Il gioco ripercorre le vicende del film simulandone graficamente le scene. Quindi il super agente della Regina cammina per i bottini di Siena, corre tra i tetti, salta su un tram, spara tra una bandiera e l’altra, fa cadere la campana del Duomo e così via. Gli stemmi delle Contrade sono rappresentati con tale volgarissima scimmiottatura che, estratte dal contesto del gioco, un senese non può minimamente pensare che si tratti di quelle di Siena. E’ naturale che anche in questo caso qualcuno si senta colpito dall’offesa recata alla città ed al Palio, oltretutto per un prodotto che non ha nessuna autorizzazione. Il Presidente del Consorzio Caselli e l’Ad Sensi visionano il gioco e giungono alla conclusione che non ci sono i modi per procedere legalmente in quanto è tutto molto virtuale e la città rappresentate può essere un borgo qualsiasi. Riporta la Nazione del 17 dicembre «Per la verità il caso ci era stato segnalato da un senese che abita in Piemonte a metà ottobre», spiega l’ad Senio Sensi. «E solo ieri mattina abbiamo avuto la possibilità di visionare, a seguito dell’ausilio di un esperto, fotogramma per fotogramma», si inserisce il presidente Fabio Caselli. C’erano un Liocorno con i colori bianco e blu, come chiesto in consiglio? Bianco e nero i colori della Chiocciola e verde viola quelli della Pantera? Il sindaco aveva detto ieri mattina che nessuno aveva autorizzato il videogame, non faceva parte del pacchetto 007, i legali erano stati attivati. «In realtà quella che emerge—spiega Sensi—è una città virtuale che non si riconosce bene, le vie sono di un borgo. L’unica bandiera abbastanza simile è quella dell’Onda, ce n’è un’altra bianca e arancio ma il simbolo è un toro: come si fa a ricondurla al Leocorno? Morale: non ci sono gli estremi per agire come Consorzio. Starà al Comune valutare, eventualmente, se vi sia stata una lesa maestà». Dunque, quella rappresentata nel videogame non può essere Siena, quelle bandiere non possono essere riconducibili alle Contrade, tanto sono brutte.

E’ vero. Infatti è un videogame, non una situazione reale, è un mondo immaginario che assomiglia a Siena. Rimane il fatto incontrovertibile che nelle intenzioni dei progettisti del videogioco c’è la reale intenzione di rappresentare Siena e di rappresentare le Contrade con quelle vergognose riproduzioni. Vi è la certezza perchè nello svolgersi del gioco che segue le vicende reali del film ad un certo punto per identificare il luogo dove Bond è chiamato ad operare, appare la mappa del mondo, poi, con un effetto ingrandimento, quella dell’Italia ed infine appare la scritta ben evidenziata di “Siena” (vedere le foto sopra). Quindi nell’azione che si svolge subito dopo, nelle intenzioni dei progettisti, è rappresentata Siena e non altri luoghi. Se poi non si ravvisano gli estremi per una raffigurazione della città distorta e diffamante è un altro conto. A me pare di sì. Il problema, appare evidente, è che quando si ha a che fare con multinazionali di questo livello è scoraggiante qualsiasi azione legale a difesa dei nostri diritti e quindi è meglio glissare, non si tratta di avere a che fare con Zeffirelli (che, peraltro, personalmente stimo). Sarebbe un’impresa davvero troppo impegnativa intraprendere una lunga e costosa causa su questo terreno. Per evitare questo ed altri inconvenienti, che a questo punto credo che interessino davvero a pochi senesi, sarebbe bastato agire come nel passato negando gentilmente qualsiasi rapporto con la saga di un film super sponsorizzato dalle più note aziende mondiali come Omega, Sony, Bollinger, Aston Martin, Heineken, Virgin, Avon e Swatch. E non si tratta di un atteggiamento snobbistico o un di arroccamento su posizioni campanilistiche. Il Palio non può asservire le dinamiche del mondo di oggi, dei supereroi al Martini e Champagne, del logo ben in evidenza, del business planetario, degli effetti speciali e dei film sconsigliati ai minori di 13 anni come è stato giudicato “Quantum of solace” dalla Motion Pictures Association (codice “PG-13” – Parental strongly cautioned). Per finire, mi vengono in mente le parole di Adriano Sofri, uno che di Palio capisce molto di più di qualche senese: “Può permettersela, la nostalgia (il Palio), a condizione di non svuotarsi delle vecchie carte e dei bei quadri e delle tende ricamate, per correre meglio incontro alla domanda. alle televisioni, ai soldi, alla pubblicità, al sequestro della Fortuna e della Virtù da parte della Tecnica e della Potenza. (…) E’ sempre in bilico, il Palio, fra mille tentazioni di modernità e di somiglianza al resto del mondo”. Belle parole, me le godo, alla fine con un “quantum of solace”, un po’ di sollievo.
Giovanni Gigli