Sul ponte sventola bandiera bianca

“Così pure, bisogna stare attenti, quando parliamo di certi aspetti negativi dell’epoca della rete a non demonizzare i social media, che non solo soltanto i veicoli di ritrasmissione delle bufale, i social possono essere anche fonte preziosa di informazione anche per noi giornalisti, per capire quale sia lo stato d’animo di una collettività, per avere la prospettiva dalla base di un certo fenomeno (…) Questo è per riaffermare in linea generale, che puntare il dito contro le fake news, non vuol dire disconoscere lo straordinario arricchimento, di conoscenza, di scambio, di partecipazione di crescita che la rete ha offerto ai cittadini tutti”.
Apro questa riflessione sui social media ed il Palio con le parole di Roberto Natale, ex presidente FNSI ed ex portavoce della Camera dei Deputati, tratto da una lezione di formazione giornalistica reperibile anche su youtube. Sarebbe inutile riaffermare l’importanza comunicativa che hanno i più diffusi canali social (facebook, instagram, twitter, youtube) nelle attività della società attuale, dalla politica all’economia, dall’informazione alla cultura, ma a Siena, evidentemente, non pare inutile ribadirlo. Tutte, o quasi, le aziende private italiane e pubbliche sono attivamente presenti nei social media, motivate anche dal fenomeno delle fake news, per offrire all’opinione pubblica la posizione ufficiale su un tema in discusione in un dato momento. Ci possiamo trovare la Polizia di Stato, il Governo, le grandi Aziende come Enel, Eni ed anche lo stesso Papa Francesco, proprio perchè questo variegato mondo, che in fondo ci rappresenta, non è il diavolo, ma siamo noi con tutti i nostri pregi e difetti, magari talvolta amplificati e che possono produrre gravi deformazioni nel modo di percepire ed affrontare grandi questioni come la scienza, la politica o l’economia, ma eppure è una realtà digitale che influenza tutto il mondo, a meno che non si voglia vivere come gli indigeni dell’isola di North Sentinel nel Bengala. Ma questo è un altro problema. Alcune aziende addirittura, dopo una vicenda negativa che, a torto o ragione, ha visto la propria reputazione scendere di livello (c’è una classifica ufficiale anche per questo) aumenta le spese per essere presente nel campo dell’informazione e recuperare posizioni. Insomma, a parte il Consorzio per la Tutela del Palio ed il Magistrato delle Contrade, tutti considerano imprenscindibile avventurarsi nel mondo dei social media. A nessuno è venuto il dubbio che possiamo sbagliarci? Pare di no, almeno fino ad oggi.
I tempi di “aggiornamento” dei nostri enti intercontradaioli sono piuttosto lenti, ma se la lentezza è un valore positivo per la nostra vita personale, quando si tratta di affrontare la comunicazione può essere solo controproducente. Se pensiamo che fino agli anni ’80 le Contrade non avevano neanche il telefono e solo il fatto di proporlo veniva percepito come affrontare un viaggio su Marte, non è strano che nel 2018 si veda Facebook al pari di un luogo sacrilego, tanto di sconsigliare a tutti i contradaioli di parlare di Palio, delle Contrade su questo social. L’unico vero luogo in cui se ne può parlare sono i giornali, la radio e soprattutto la televisione. Per quest’ultimo mezzo di comunicazione c’è una vera e propria passione, sembra quasi che il Palio sia nato lì. Impossibile tirarlo fuori. Fare presente che è stato questo uso improrio della tv e non i social, a creare i maggiori problemi per il Palio non sembra un argomento valido. Insomma, a Canale Tre, Siena Tv e Rai Due si può parlare di tutto, anche con dichiarazioni fuori luogo (il Mossiere quest’anno si è impegnato molto) in piena libertà, ma sui social è proibito. Il perchè si sa: “i contradaioli a differenza dei “professionisti” della comunicazione, sono un “po’ strulli” ed è difficile controllarli, o comunque non vogliamo farci carico di educarli ad un uso corretto”. Il punto massimo di questa strategia dell’immobilismo, si è raggiunto con il comunicato stampa del 22 ottobre scorso: “Raccomanda (il CTP, ndr) a tutti i contradaioli di non rispondere a titolo personale a comunicati o post sui social. Comune e Consorzio sono all’opera per gestire l’esplosione mediatica sull’accaduto. Nelle prossime ore è plausibile un ulteriore massiccia intensificazione di commenti”. Sembra quasi un bollettino della protezione civile in vista di uno tsunami, ma, comunicativamente parlando è la strategia della resa, della “bandiera bianca”. Ad un mese di distanza dall’esplosione mediatica, viene spontaneo domandarsi quali sono stati i provvedimenti per gestirla. Per il momento l’unica novità è la manifestazione animalista che si svolgerà a casa nostra, insieme ai due “processi” televisivi di Rai Due (“Nemo” e ItaliaSi”). Direi un ottimo risultato. “Là dentro (i social) si è scatenato l’inferno! Nessuno si muova a titolo personale”. Tuonano dai quartieri alti del CTP. Diamine!
Con buona pace del presidente del Consorzio mi permetto di avere una discreta dose di preparazione culturale contradaiola per rispondere o discutere con chiunque, sui social, sul tema del Palio e delle Contrade, come talvolta ho fatto. Fin quando vedrò parlare a ruota libera fantini, proprietari di cavalli, esperti ippici, personaggi di altri paliotti italici in tv e sui giornali, mi permetterò di farlo anche io sui social seguendo le regole di civile discussione e nel rispetto della Festa, sicuramente in modo molto più appropriato dei signori citati. Il CTP farebbe meglio ad affrontare il problema, non di evitarlo. Finchè Comune e Consorzio non usciranno dallo schema del comunicato stampa e dell’intervistina locale, la situazione sarà sempre più grave. Là fuori qualcuno ci odia, ed è bene essere presenti con gli strumenti più adatti. Non tanto per contrastare la marea di odio animalista, considerato che è stato dimostrato scientificamente che non serve “dire la verità” alle comunità di persone (cosiddette “echo chambers”) che condividono le stesse ideologie, ma per tentare di frenare la caduta reputazionale del Palio, (e a questo punto anche di Siena), di fronte all’opinione pubblica mondiale, nello stesso modo in cui opererebbe un’azienda.Chi guida oggi l’organismo di massima tutela di una manifestazione tra le più importanti del mondo non può evitare di avere una formazione di base nel campo della comunicazione digitale e delle dinamiche dei social. Se non ce l’ha, studi e si informi. in Italia, per fortuna, in questo campo, abbiamo professionalità tra le più importanti in europa. Il Consorzio dovrà subire un profondo cambiamento ed alla gestione “casalinga” dei Priori dovrà aggiungersi una struttura avente competenze di analisi, formazione e studio dei fenomeni comunicativi della nuova era digitale.
Giovanni Gigli

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